- Potenza della Parola
Rifugio Marinelli, 2813 metri, 30 volti sorridenti e scottati, zero nuvole e l'impressione di sfiorare con le dita i ghiacciai che fanno da culla alla nostra prima escursione di luglio. Domenica scorsa eravamo lassù con un meraviglioso gruppo di giovani e abbiamo celebrato l'Eucarestia nella cattedrale più bella che esista. Oggi ripenso ai volti, ai sorrisi, alle storie di molti di quei ragazzi; nella memoria si affacciano molti volti incontrati lungo altri sentieri, pezzi di vita intrecciati di quotidianità, gioie, fatiche, ritorni e partenze.
Nella vita di ciascuno di noi, anche se la rifiutiamo, anche se non ce ne rendiamo conto, anche se siamo schiacciati dalle nostre superficialità, è all'opera la Parola di Dio come un seme fecondo. Di questo, oggi, ci parla il Vangelo in una bellissima parabola.
Pur essendo un brano molto noto, bisogna chiarire chi è il protagonista di questa parabola: non è il seminatore e nemmeno il terreno. Al centro di tutto sta il seme, cioè la Parola. I quattro quadretti che vengono descritti da Matteo, raccontano esiti diversi dell'unica semina, dello stesso annuncio della Parola.
Anche ad una prima lettura, appare chiaro che il racconto descrive una semina veramente esagerata. La logica che guida il gesto abbondante del seminatore della parabola, non è certo quella del guadagno o del tornaconto. Il seminatore Gesù lancia ovunque il seme della Parola, non è un contadino tirchio, non scarta i terreni, non fa categorie o preferenze. Tutti siamo il terreno di Dio, nessuno di noi è stato sottratto a questo dono.
C'è da dire anche che i quattro esiti diversi della semina non sono messi in ordine temporale, ma spaziale. Cioè: accanto al terreno che non porta frutto, c'è il seme che germoglia. Nella stessa semina sono possibili esiti diversi e contrapposti! Noi pretenderemmo una vittoria pulita e incontrastata del seme, una presenza visibile e dominante del germoglio che si fa largo nella terra brulla. E invece no.
Guardando alla Croce è facile intuire che questa parabola anticipa la vita di Gesù, scioglie le logiche più profonde che porteranno il suo cammino fino al Calvario. La Parola non si fa largo come un rullo compressore, ma con la piccolezza e la debolezza di un seme gettato sulla terra.
La sua potenza è indiscussa, è la qualità dell'accoglienza che fa cambiare l'esito.
C'è un ultima riflessione che vorrei fare sulla terra buona, quella che da frutto. Avendo la fortuna di avere in famiglia un agronomo (grazie Simo!) abbiamo fatto una ricerca. Dunque: con le tecniche di lavoro e la qualità della terra palestinese si può supporre che, in ottime condizioni, un sacco di semi poteva darne 11, al massimo 12. Provate a immaginare la faccia dei discepoli di Gesù quando sentono parlare di 100, 60, 30 sacchi! La proporzione è ovviamente altissima, smisurata, inverosimile.
"Esagerato, questo Gesù! Com'è possibile un raccolto così abbondante?". Chiaro: le leggi della natura vengono messe da parte, qui entra in gioco una legge nuova, diversa, imprevedibile: quella di Dio! Nessuno se lo aspetterebbe, eppure a fianco di terreni aridi, incolti e spinosi germoglia una vita sovrabbondante e inaspettata!
Coraggio, cari amici! Lasciamo che la Parola trovi casa in noi, lasciamo che la nostra vita sia accoglienza della fecondità e della potenza dello Spirito! Buona settimana
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